Sono partito per Delhi il 31 Dicembre 2011 per il mio consueto viaggio in India per verificare l’andamento dei nostri progetti del Nord, che sono il supporto economico tramite la cosiddetta “adozione a distanza” degli orfanotrofi di Holy Family e Ashalayam a Delhi e di quello di Don Bosco a Lucknow.
Quest’anno ho soggiornato nelle due case di Holy Family a Palam-Delhi e a Najafgarth dove ho potuto passare un po’ di tempo con le nostre bambine.
Palam
Nella casa di Palam ho approfondito la conoscenza della nuova responsabile Sr. Jisha Joseph che ha di recente sostituito l’anziana Sr. Rita, che è tornata nella sua terra natia nella ragione del Bihar.
A lei va un pensiero di riconoscenza per l’ottimo lavoro eseguito negli ultimi due anni, nei quali abbiamo potuto apprezzare la sua dolcezza e l’amore e la completa dedizione alle bambine. Con Sr. Jisha si è subito instaurato un rapporto di grande amicizia, e ho potuto verificare in lunghe ed interessanti chiacchierate con lei quanto si sta facendo per dare alle nostre bambine una speranza e un riscatto dalla tragica condizione a cui erano destinate.
Per quanto riguarda l’istruzione ho potuto constatare evidenti miglioramenti nell’apprendimento della lingua inglese, ormai si può dialogare tranquillamente con le più grandi, cosa che era assai difficile nei miei primi viaggi.
La suora mi ha relazionato sull’andamento negli studi delle bimbe, che mi è sembrato assai soddisfacente, e sulle attività collaterali che si svolgono nell’orfanotrofio, come corsi di danza, di canto e di informatica, che si svolgono anche con il contributo di collaboratori esterni volontari.
Grazie al contributo di un ufficio di Alba che si distingue sempre per la sua generosità ho donato all’orfanotrofio una fotocamera digitale che ho acquistato a Nehru Place, il più grande mercato di hi-tech e di informatica dell’intera Asia.
Najafgarth
Successivamente sono andato a visitare la casa di Najafgarth dell’istituto Holy Family, dove assieme alle 40 bambine ho incontrato la Direttrice Sr. Lilly, con la quale si è svolto un attento lavoro di verifica dell’andamento del nostro progetto, con l’esame dei cambiamenti avvenuti nell’ultimo periodo, in cui si è verificato lo spostamento di alcune nostre bimbe in altri istituti, il ritorno in famiglia di due di loro e due matrimoni.
A proposito di questi ultimi eventi ho visto con interesse i filmati delle nozze, avvenute con grandi festeggiamenti all’interno della nostra casa, e sono rimasto molto colpito dallo sfarzo e dalla ridondanza delle cerimonie hindu, che ai nostri occhi appaiono in certi frangenti anche comiche, e comunque eccessive.
Anche in questa casa posso garantire che tutto procede bene, le bambine crescono bene, sono felici, vestite bene (a natale Sr. Lilly è solita regalare a tutte vestiti nuovi, che loro sfoggiano con orgoglio) e sembrano ben istruite.
Per alcune di loro, le più dotate, la direttrice ha scelto una scuola privata inglese che riesce a pagare grazie all’aiuto di una associazione tedesca che le “sponsorizza”. Ricordo che l’ordine a cui fanno capo le suore di Holy Family è molto povero, fondato nel Kerala da una suora indiana mezzo secolo fa, e quindi tutti i contributi arrivano da associazioni come la nostra, che la Direttrice riesce a raccogliere dall’India e da ogni parte del mondo.
Sr. Lilly svolge il suo lavoro con l’indispensabile aiuto delle ragazze che erano nell’orfanotrofio e che si sono create una vita all’esterno, e hanno ormai un lavoro e una famiglia ma che tornano frequentemente a operare come volontarie nella casa. Per loro si sta costruendo una serie di camere in un padiglione separato dell’istituto, ma i fondi sono quelli che sono, e ci è stato richiesto un contributo.
Ashalayam a Delhi e Casa di Don Bosco a Luknow
Ho poi dedicato due giorni ai progetti che fanno capo ai Salesiani, e cioè la casa di Ashalayam a Delhi e la casa di Don Bosco a Luknow.
Per quanto riguarda la seconda non ho potuto recarmi in visita per la distanza che separa da Lucknow a Delhi, ma ho sentito al telefono padre Anthony, il primo referente indiano della nostra associazione, che mi ha rassicurato sull’ottimo andamento della sua nuova casa; mi ha fatto molto piacere sapere che ora è coadiuvato da un nuovo sacerdote che lo aiuta nel lavoro quotidiano con i ragazzi, che si faceva sempre più duro, per l’età e le precarie condizioni di salute che lo condizionano negli ultimi anni ma non gli impediscono di continuare con la stessa volontà e impegno il lavoro di aiuto ai più deboli e ai bisognosi.
Nell’istituto Don Bosco Ashalayam di Delhi ho potuto conoscere il nuovo direttore Padre George, che ha sostituito la nostra vecchia conoscenza Padre Jose che è stato promosso alla direzione dei salesiani della regione del nord dell’India ed è quindi il responsabile di più di 60 istituti.
Con padre George si è fatto un attento lavoro di verifica di tutte le nostre adozioni. Anche qui ci sono stati dei cambiamenti, qualche bambino ha ritrovato la famiglia (a volte la collaborazione con la polizia permette il ritrovamento delle famiglie dei bambini raccolti alla stazione) mentre altri hanno finito il loro percorso all’istituto, hanno trovato tutti un lavoro e si sono creati una nuova vita ben diversa da quella che avrebbero vissuto per strada dove sono stati raccolti, e questo ci riempie di orgoglio.
Ho incontrato tutti i nostri ragazzi e ho passato un po’ di tempo all’istituto, giocando e chiacchierando con loro.
A differenza delle bimbe di Holy Family sono ormai tutti piuttosto grandi, mi sono sembrati molto responsabili, motivati e sicuri sul loro futuro.
Le Fornaci
Infine ho passato una giornata con l’amico Padre Jose che mi ha detto di avere nostalgia della sua esperienza di Direttore dell’istituto, le nuove responsabilità lo costringono ad essere sempre in viaggio per le varie case, e sente molto la mancanza della vita a contatto con i bambini
Con lui sono andato a fare un sopralluogo nel costruendo istituto nella zona delle fornaci in un sobborgo della megalopoli di Delhi.
Questa è la zona maggiormente flagellata dal problema del lavoro minorile, si ritiene che nel circondario ci siano più di 300.000 bambini-lavoratori; abbiamo potuto verificare di persona lo strazio delle condizioni di vita di questa povera gente e abbiamo potuto vedere con angoscia bambini di quattro anni al lavoro ad impastare con le mani l’argilla per fare i mattoni; nessun sorriso sui loro visi.
La sporcizia fa loro assumere talvolta sembianze spettrali. Conoscevo già il progetto, nel mio precedente viaggio di due anni fa ero già stato a vedere l’area e i lavori che allora si limitavano alle recinzioni.
L’obiettivo è di costruire un villaggio di palazzine che potranno ospitare i bambini lavoratori, locali da adibire a scuola e un dispensario medico; tramite l’istruzione, si vorrebbe dare loro una possibilità di uscire dall’estrema povertà a cui sono condannati.
I lavori proseguono a rilento, ma in questi due anni si è già edificato un padiglione dove sono iniziati tra mille difficoltà i corsi di alfabetizzazione (e dove viene offerto un pasto caldo), una batteria di servizi e si sta ultimando la prima palazzina per l’accoglienza dei primi bimbi.
Ho maturato la convinzione che sarebbe importante riuscire a contribuire in qualche modo alla buona riuscita di questo importante progetto. Come sempre ho potuto verificare il grande lavoro eseguito da padre Jose, la sua intelligenza, la sua umanità e il suo amore per il prossimo che si traduce in completa dedizione per i più bisognosi.
Avremo l’onore e il piacere di ospitarlo alla annuale assemblea dell’ISA, dove ci parlerà di questa e delle suoi recenti iniziative.