Il giorno 30 dicembre 2013 abbiamo visitato il progetto del Don Bosco Ashalayam in Jhajjar.
Questo progetto è stato pensato per far fronte alla piaga del lavoro minorile nelle fornaci ubicate nei dintorni della città di Jhajjar nel distretto dell’Aryana a circa 50 chilometri da Delhi.
Il progetto è volto ad aiutare una moltitudine di bambini costretti a lavorare con le loro famiglie e a vivere in condizioni tremende nelle baracche senza le basilari dotazioni igieniche e in un ambiente di terribile povertà; l’aiuto consiste nel dare a questi bambini così sfortunati un pasto giornaliero, cure mediche, la possibilità di vivere momenti di svago e un’istruzione di base.
Circa otto anni fa Padre Jose Mathew, allora direttore dell’orfanotrofio da noi sostenuto “Don Bosco Ashalayam” di Delhi, comprò i terreni ed iniziò ad edificare le strutture di accoglienza. La sua vocazione rivolta da sempre ad aiutare gli ultimi non gli consentiva, mi disse, di accettare una piaga come quella che si stava evidenziando in quella zona.
Raccolti i fondi necessari recintò tutta l’area e fece costruire il salone multifunzionale grazie alla donazione di benefattori giapponesi; fin da subito si iniziò a svolgere le prime attività didattiche e ludiche.
A seguire venne costruito un ambulatorio medico e nel 2010 la palazzina destinata ai ad ospitare i servizi per il personale e alcuni bambini di strada raccolti a Delhi nei paraggi della stazione.
Successivamente venne costruito un pozzo che capta acqua salata a 350 metri di profondità con annesso impianto di potabilizzazione; in questo modo la struttura diede una risposta al problema del reperimento di acqua da bere e servì a creare un contatto con le famiglie di lavoratori a cui si garantì una dotazione giornaliera di acqua potabile.
Il problema del trasporto dei bambini del circondario venne risolto grazie ad un pullman donato da un’associazione di Moretta (Cn); tutte le mattine i bambini del comprensorio circostante vengono portati su questo mezzo alla struttura e alle 10 iniziano le attività didattiche che durano fino alle 15.
Un pasto caldo viene loro somministrato, inoltre vengono lavati e insegnate loro le basilari norme igieniche.
Il idea di partenza prevedeva la costruzione di più palazzine per ospitare locali di socializzazione e per il soggiorno, in modo che si potessero educare insieme questi bambini lavoratori con i ragazzi di strada, ma i programmi hanno dovuto subire una battuta d’arresto nel 2011. Infatti l’aspetto negativo da menzionare è che il governo di questo stato osteggia il progetto perché è stato pensato per sostenere famiglie costituite da uomini e donne non elettori nell’Aryana, perché provenienti per lo più dai poverissimi stati del Panjab e del Bhiiar; infatti questa povera gente vive e lavora nelle fornaci otto mesi all’anno, quando la siccità non consente di coltivare i campi nei loro paesi d’origine.
Il governo quindi non è interessato a favorire il progetto, anzi, per mere ragioni politiche localiste, si oppone al suo sviluppo: infatti erano da poco iniziati i lavori di costruzione di una nuova palazzina da adibire a cucina, mensa e dormitorio quando i lavori sono stati interrotti in conseguenza del raddoppio delle tasse di costruzione richieste dall’amministrazione; inoltre in conseguenza di un’inspiegabile norma varata ad hoc non si consentì più l’accoglienza dei ragazzi di strada provenienti da Delhi perché originari di un altro stato.
Queste novità negative, però non hanno scoraggiato gli ideatori del progetto, ma li hanno costretti a modificare un po’ l’impostazione concentrandosi maggiormente sulla vita di questi poveri bambini: un locale è stato adibito ad asilo nido dove un’infermiera ed un’operatrice professionale si prendono cura dei più piccoli, sfamandoli e curando la loro igiene e la loro salute.
Occorre sottolineare l’importanza del nido di cui le famiglie possono usufruire al modesto costo di 5 rupie (6 centesimi di euro) al giorno; prima dell’istituzione di questo servizio gli infanti venivano condotti nei luoghi di lavoro al seguito dei genitori e adagiati in buche scavate nella terra; questo, oltre al disagio per i bambini dal punto di vista della salute e del corretto nutrimento, comportava che il lavoro e la produttività delle famiglie venissero ostacolati dalla necessità di attenzione tipica di ogni infante.
Questo servizio permette ai genitori di lavorare in modo più proficuo e a garantire una crescita migliore ai bambini. Un’altra novità significativa è che ora si presta una maggiore attenzione al percorso scolastico di questi bambini. Infatti gli educatori sono in contatto con i maestri che li seguono nelle loro regioni di origine nel periodo in cui tornano a casa: vengono schedati e viene compilato un resoconto del percorso didattico di ognuno, in modo da minimizzare i disagi a livello scolastico prodotti dal loro nomadismo.
Un altro importantissimo servizio offerto nella struttura è dato dall’ambulatorio medico: una volta la settimana un dottore è presente gratuitamente nel dispensario per visitare i bisognosi di cure. Nell’ambulatorio sono anche presenti cinque letti per eventuali degenti.
Il numero dei bambini frequentanti il centro salesiano varia da 30 a 200 unità al giorno in base alla disponibilità delle famiglie di privarsi di utile manodopera; i bambini spesso sono costretti a lavorare perchè la paga è stabilita in base alla quantità di mattoni prodotti giornalmente: ogni nucleo famigliare percepisce 500 rupie (6 euro) per 1000 mattoni prodotti. La produttività di una famiglia va dai 1000 ai 1500 mattoni al giorno, a seconda della forza lavoro disponibile.
A portare avanti tutti questi progetti sono due sacerdoti salesiani: il direttore della struttura e il nostro vecchio amico Padre Antony di recente venuto in visita ad Alba in passato direttore degli orfanotrofi di Delhi e Lucknow, persona la cui vita è stata dedicata agli ultimi con passione e totale devozione. Vederlo all’opera con i bambini mentre ci aggiornava sull’andamento del progetto è stato veramente piacevole ed emozionante.
In questa giornata passata con Padre Anthony abbiamo potuto constatare che il nostro lavoro ed il vostro contributo sono stati investiti nel migliore dei modi, e questa visita ci ha stimolato a proseguire e se possibile aumentare i nostri sforzi.
Giovanni Barberis