Sono rientrato da pochi giorni dal mio sesto viaggio in India, dove ho visitato i progetti sostenuti dalla nostra Associazione nella megalopoli di Delhi per rendermi conto e per potervi aggiornare sull’andamento dei progetti stessi. Quest’anno ho soggiornato per quattro giorni nell’orfanotrofio salesiano di Ashalayam e ho potuto rivedere i “nostri” ragazzi, parlare e giocare con loro, e spendere del tempo per verificare con i ragazzi e gli educatori se l’impegno della nostra associazione continua a dare buoni frutti.
Come sempre mi preme innanzitutto condividere con tutti gli associati il calore che queste persone riescono a trasmettere con la loro grande umanità e con la totale riconoscenza verso chi li sta aiutando a costruirsi un futuro migliore rispetto a quello che un tragico destino avrebbe loro assegnato. Sono anche molto interessati e chiedono notizie della famiglia che li “sponsorizza” e sarebbero felici di ricevere vostre lettere e foto.
Mi dimostrano una grande consapevolezza del ruolo dei nostri associati nella loro crescita, e questo è sempre per me motivo di emozione: non mancano mai di ribadire quanto si stiano impegnando negli studi per mettere a frutto la opportunità di costruirsi un futuro brillante. Grazie alle informazioni che ricevono dai loro educatori, i ragazzi più grandi sanno bene che in questo momento di congiuntura sfavorevole per molte famiglie procedere a sostenerli comporta dei sacrifici, e questo non fa che responsabilizzarli ulteriormente.
La struttura è guidata dal direttore, padre George, coadiuvato da un nuovo sacerdote di nome Linus Francis, che grazie agli studi teologici frequentati a Roma parla bene l’italiano, così è stato più semplice per me ottenere un ampio resoconto della situazione nell’istituto e delle attività che vengono portate avanti. Grazie all’aiuto di due frati, alcuni operatori e qualche volontario vengono come sempre organizzati corsi di approfondimento delle materie scolastiche, aiuto per gli studi e altre attività ludico-ricreative, quali il ballo (da sempre l’attività preferita), la musica, il teatro, lo sport e il gioco per i più piccoli.
La principale novità che ho potuto riscontrare rispetto alle mie visite precedenti riguarda l’allestimento di alcuni locali al piano più alto del fabbricato per i ragazzi più grandi, una ventina, che essendosi distinti negli studi hanno ottenuto l’opportunità di iscriversi all’università. Grazie a questa nuova sistemazione possono godere di una maggiore autonomia e possono studiare in locali più tranquilli. Le attività comuni quali i pasti o i momenti di socializzazione e di preghiera vengono comunque sempre svolte con tutti gli altri, per i quali rappresentano un esempio da imitare.
È stato molto piacevole condividere con loro i festeggiamenti per il nuovo anno la notte di San Silvestro che sono culminati con il tradizionale rogo del “vecchio uomo”, un fantoccio di paglia che rappresenta l’anno passato che con le sue fiamme e alcuni effetti pirotecnici ha divertito tutti; la festa è poi proseguita con i soliti balli fino a notte fonda.
Si è fatto anche festa il primo giorno dell’anno, grazie all’arrivo di alcuni animatori di un’associazione con cui l’orfanotrofio collabora, che hanno fatto ballare e giocare soprattutto i più piccoli. Al termine è stata consegnata a tutti una scatola contenente alcune prelibatezze che i bambini hanno voluto condividere con noi con la consueta generosità che è per me sempre fonte di emozione e riflessione.
Concludendo vorrei trasmettervi la soddisfazione per quanto si sta facendo grazie al nostro aiuto; anche quest’anno ritorno con la certezza che i bimbi e i ragazzi da noi sostenuti stanno bene, sono seguiti con scrupolo e amore e hanno nelle mani gli strumenti per ottenere quel riscatto sociale che è l’obiettivo dei nostri sforzi, dalla strada che porta quasi sempre a scenari di tragedia e grandi sofferenze, alla certezza di un impiego e di una stabilità economica che consente di farsi una famiglia e di condurre un’esistenza felice. I loro sguardi e i loro abbracci ripagano i sacrifici che facciamo. Spero di riuscire a trasmettere a tutti gli associati la soddisfazione per i risultati del nostro lavoro, che rende di certo un po’migliori anche noi stessi.
Giovanni Barberis