Sono rientrato da pochi giorni dal mio sesto viaggio in India, dove ho visitato i progetti sostenuti dalla nostra Associazione nella megalopoli di Delhi per rendermi conto e per poter aggiornare gli associati sull’andamento dei progetti stessi. Anche quest’anno ho visitato i due orfanotrofi “Holy Family” dove soggiornano le nostre ragazze, e ho avuto la gioia di trascorrere due giorni a parlare e giocare con loro, e in generale passare del tempo per verificare con le bambine e con le suore che se ne occupano se l’impegno della nostra associazione continua a dare buoni frutti.
Come sempre mi preme innanzitutto condividere con tutti gli associati il calore che queste persone riescono a trasmettere con la loro grande umanità e con la totale riconoscenza verso chi li sta aiutando a costruirsi un futuro migliore rispetto a quello che il tragico destino avrebbe loro assegnato. Sono anche molto interessate e chiedono notizie della famiglia che li “sponsorizza” e sarebbero felici di ricevere lettere e foto, la prossima volta che tornerò mi dovrò ricordare di chiedere del materiale che vi riguarda, sarà un grande regalo per loro.
La consapevolezza soprattutto da parte delle più grandicelle del ruolo dei nostri associati nella loro crescita è sempre per me motivo di grande emozione, non mancano mai di ribadire quanto si stiano impegnando negli studi per mettere a frutto l’opportunità di costruirsi un futuro brillante. Le più grandi sono anche consapevoli, grazie alle informazioni che ricevono dalle educatrici, del fatto che, in questo momento di congiuntura sfavorevole, per molte famiglie procedere a sostenerli comporti dei sacrifici e questo non fa che responsabilizzarle ulteriormente.
Il progetto è guidato sempre dall’inossidabile superiora Sister Lilly, che quest’anno festeggerà il “giubileo d’oro” che significa i 50 anni da quando è stata ordinata suora; gli anni passano, ma l’energia, la personalità e l’umanità di questa persona sono gli stessi di 10 anni fa, quando la conobbi in occasione del mio primo viaggio in India. Come sempre è lei che conduce i due orfanotrofi di Palam, uno dei quartieri più poveri a sud di Delhi, e di Najafgarh, un sobborgo a circa trenta km dalla città. Quest’anno ha riportato la sua base in città, dopo 6 anni impiegati ad avviare il più moderno centro periferico che ora è condotto da una nuova suora di cui riporto un’impressione di grande qualità umana e professionale.
Grazie all’aiuto di altre quattro giovani suore, alcuni operatori e qualche volontario vengono come sempre organizzati in entrambi gli istituti corsi di approfondimento delle materie scolastiche, aiuto per gli studi e altre attività ludico-ricreative, quali il ballo (da sempre l’attività preferita), la musica, il teatro, lo sport e il gioco per le più piccole.
La principale novità che Suor Lilly ci ha mostrato con orgoglio è una nuova ala dell’istituto di Palam, inaugurata di recente, destinata ad ospitare bambine in locali più piccoli, decisamente più ospitali di quelle in cui hanno sempre soggiornato. Che orgoglio constatare i passi avanti rispetto ai tempi della mia prima visita, quando giunto a Delhi a notte fonda, avevo dovuto scavalcare i corpicini delle bambine che dormivano per terra nel corridoio che conduceva alla mia stanzetta ricavata in un piccolo magazzino.
È stato molto piacevole festeggiare il nuovo anno con l’ormai tradizionale “panettone party” che consiste nel dividere un panettone che mi porto da casa e proseguire con canti e balli.
Concludendo vorrei trasmettervi la soddisfazione per quanto si sta ottenendo grazie al nostro aiuto; anche quest’anno ritorno con la certezza che le bimbe e le ragazze da noi sostenute stanno bene, sono seguite con scrupolo e amore e hanno nelle mani gli strumenti per ottenere quel riscatto sociale che è l’obiettivo dei nostri sforzi, dalla strada che porta quasi sempre a scenari di tragedia e grandi sofferenze, alla certezza di un impiego e di una stabilità economica che consente di farsi una famiglia e di condurre un’esistenza felice. I loro sorrisi e i loro abbracci ripagano i sacrifici che facciamo. Spero di riuscire a trasmettere a tutti i nostri associati la soddisfazione per i risultati del nostro lavoro, che rende di certo un po’migliori anche noi stessi.
Giovanni Barberis, Gennaio 2014